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PRIMA qui ERA tutto PARADISO

da Mercoled� a Venerd�
Milano Amy D Arte Spazio Via Lovanio 6 Milano-20121

PRIMA qui ERA tutto PARADISO - Milano - Amy D Arte Spazio Via Lovanio 6 Milano-20121


Categoria: Cultura

Amy – d Arte Spazio
12 marzo – 28 marzo
Opening 12 marzo h. 18.00

PRIMA qui ERA tutto PARADISO
EACH WORLD IS A FAILED EXPERIMENT
a cura di Kamil Sanders


Amy–d Arte Spazio Milano annuncia PRIMA qui ERA tutto PARADISO, progetto espositivo economArt a cura di Kamil Sanders, che apre i battenti il 12 marzo alle 18.00.

Rinnovando la propria vocazione alla sperimentazione e ricerca sui nuovi immaginari, nella galleria milanese va in scena un’unica, articolata e fluida esposizione con opere di Davide Masciandaro, Eleonora Molignani, Riccardo Ricca, Mariangela Zabatino e musiche di Nicole Andrea Fontana. Gli artisti in mostra, con le loro specificità tecniche e concettuali, prendono le mosse dalla sinossi di uno dei racconti di James G. Ballard Il giardino del tempo e ne ricreano le scenografie negli spazi della galleria, attraverso una visione dialettica che riflette sulla memoria e la temporalità ciclica e stratificata di un tempo ormai ingovernabile.
Come recita la poesia di Kamil Sanders che dà il titolo all’esibizione:

prima qui era tutto paradiso
poi è scrosciato il tempo da ogni lato.
i fiori sono morti, le stelle sono morte,
la terra veste ora petali e bagliori.

è tanto uguale nascere e morire
(da non distinguere bene più le parti).
so solo che prima io non c’ero
e ora sono in pasto a questo mondo
di organi fraintesi e metamorfosi.

Gli spazi di Amy–d Arte Spazio sono reinterpretati come un abitare metaforico, dove il percorso espositivo si sviluppa attraverso diverse ambientazioni ed estetiche. La peculiare architettura della galleria, suddivisa in quattro ambienti, viene declinata ulteriormente attraverso cromie e rappresentazioni in uno sviluppo narrativo sia a parete e sia aereo, così da rendere la fruizione della mostra articolata e coinvolgente.

Questo aspetto scenografico della mostra è messo in crisi, sin dalle primissime battute, da certe interferenze imprevedibili: di queste interferenze è fatto partecipe involontario lo spettatore.

Nell’area espositiva più ampia va in scena il giardino. Riccardo Ricca mette in atto una vegetazione metaforica con le installazioni Non andartene docile in quella buona notte e Se questo è il confine, producendo una liaison tra giardino interno ed esterno; su una delle pareti laterali un motivo floreale su carta da parati enfatizza e degenera in kitsch. L’Archivio d’artista di Eleonora Molignani pare concepire il giardino come un tenero rimpianto.
L’insieme mira a manipolare e immobilizzare la dimensione temporale.

Nella seconda stanza, il soggiorno, i suoni disturbati di Nicole Andrea Fontana generano un paesaggio sonoro surreale che amplifica il senso di straniamento. La somma dei suoni, compone una ‘musica del quotidiano’. Qui un televisore apparentemente guasto attende gli spettatori, in dialogo aperto con le grafiti fantasmatiche di E. Molignani. Le Mappe del tempo che resta di Mariangela Zabatino affiorano fra le pareti come volumi prelinguistici, affettività archeologiche sul punto di sgretolarsi. Dietro l’angolo, un’opera di Davide Masciandaro, produce un’ulteriore interferenza.

La terza stanza, la sala d’aspetto, rappresenta la zona più intima della casa; essa ospita un interludio popolato dagli Acchiappa pulci e dalla Scrofa di Falaise di E. Molignani, ultimi testimoni di un paradiso inerte e kitsch che si accinge a disgregarsi.

Il disfacimento si consuma nell’ultima stanza.
Qui il tempo riprende la propria corsa crudele sulle note di zenith ∧/o nero di N. A. Fontana, improvvisazione per pianoforte sul fondo di un bordone che simula il suono implacabile e trasformativo di un buco nero. L’esibizione si risolve nell’immagine sformata e primitiva del calco in cera di una murti di Śiva Naṭarāja (re dei danzatori) di inizio XX secolo, incarnando l’imprevisto apocalittico generato dalla barbarie che invade il palazzo dei nobili, e al contempo la primavera vitale che essa reca con sé.


Anna d’Ambrosio e Kamil Sanders


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